Quanto più un individuo riesce a essere libero dall’influenza delle emozioni, tanto più le condotte che metterà in atto saranno razionali. In diversi ambiti come la gestione della giustizia questo “pregiudizio” è ancora dominante.
Ci si aspetta che un giudice, e così un arbitro, decida esclusivamente sulla base di valutazioni obiettive, senza subire condizionamenti espliciti o impliciti dalle emozioni generate dal comportamento delle parti, da come si evolve la situazione problemica e dallo stesso arbitro.
Le scienze cognitive e le neuroscienze hanno ormai confermato che le emozioni sono costitutive delle decisioni.
Ciò significa che le emozioni possono costituire un arricchimento nel processo di valutazione delle opzioni di scelta: permettono di anticipare ciò che il decisore proverebbe se facesse una certa scelta, inducendolo a meglio valutare le conseguenze. Inoltre, il decisore può prevedere e gestire quali informazioni saranno preferibilmente utilizzate nella presa di decisione, acquisendo consapevolezza del proprio umore e della situazione emotiva della situazione.
In aula, Rino Rumiati è stato professore ordinario di Psicologia Generale alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Padova, dove ha inoltre insegnato Psicologia della decisione.
A queste tematiche è dedicato un intero percorso formativo condotto dal professor Rumiati.
Si parte lunedì 1 luglio con il corso "La gestione emotiva dell'udienza", cui seguono altre due iniziative, pensate per approfondire gli aspetti cognitivi delle decisioni: "Psicologia cognitiva e processo decisionale" in programma il 20 settembre 2019 e "Le abilità cognitive al servizio dell'arbitrato" previsto il 14 ottobre 2019.
E' possibile iscriversi al singolo modulo a al percorso formativo completo.
Il corso è stato accreditato presso l'Ordine degli Avvocati di Milano per 2 CFP.
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Fonte: www.camera-arbitrale.it